ECOSISTEMA URBANO 2020: UN FUTURO SOSTENIBILE? SI PUO’

Un futuro più sostenibile e smart? Si può se si mette davvero in atto un serio Recovery Plan. Come? Lanciando con coraggio un vero Green New Deal tutto made in Italy. Ma per far questo bisogna che i sindaci di tutte le città italiane collaborino attivamente a questo cambiamento.

E’ proprio di questo cambiamento che tratta l’ultimo rapporto annuale di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei comuni e capoluoghi, portando alla luce importanti tematiche, nella 27^ edizione di ‘Ecosistema Urbano’, realizzato in collaborazione con Legambiente Italia e Il Sole 24 ore. Ma al momento chi sono le città che tentano di pianificare e mettere in atto vere trasformazioni urbane in chiave ‘green’.

Milano, tra le grandi città, si attesta la nomina di ‘centro urbano in crescita’. Sempre più attenta negli ultimi anni alla mobilità sostenibile e intermodale. È l’unica grande città infatti ad avere una rete idrica che perde molto meno del 25% dell’acqua immessa in rete: quarta assoluta con appena il 13,7% di perdite (era 15,2% lo scorso anno).

Seguono Trento, Mantova e Pordenone che risultano in testa alla classifica dei capoluoghi italiani per ‘performance ambientali’. Pescara, Palermo e Vibo Valentia invece risultano ultime in graduatoria.

L’Italia sembra quindi ‘viaggiare’ a due velocità che vede una parte del nostro Paese più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini e  alla crescita degli spazi naturali. L’atra metà della penisola in quanto ‘performance ambientali’ invece,  viaggia ancora  a rilento: lo smog, la raccolta differenziata, la gestione idrica e i trasporti, risultano essere, in alcuni capoluoghi italiani, un vero  ‘tallone d’Achille’.

Chiara, netta e senza fronzoli la proiezione  del report annuale ‘Ecosistema Urbano 2020’. Ma seppur lento un cambiamento ‘green’ sta avvenendo in Italia e come si legge nel comunicato stampa diramato da Legambiente, città virtuose ci sono eccome. Nella classifica generale di ‘Ecosistema Urbano 2020’, in ripresa troviamo Torino 80esima in graduatoria (lo scorso anno era 88esima) e Bari 84esima (lo scorso anno era 87esima), lieve calo in graduatoria invece per Bologna 16esima (lo scorso anno era 13esima) e Venezia 27esima (lo scorso anno era 16esima).

In generale i grandi centri come Roma e Torino,  faticano a dare risposte alle criticità che le attanagliano. A confermarlo i numeri sempre più elevati delle concentrazioni di biossido di azoto o dei giorni di superamento dei limiti dell’ozono a Torino e il crescente numero di auto circolanti per Torino e Roma (Torino a 64 auto ogni 100 abitanti, Roma a 62) e l’immobilismo nei numeri del trasporto pubblico ancora a Roma.

A Palermo  non va meglio che si attesta con un imbarazzante 19,2% della raccolta differenziata. Il 36,2% si invece  registrato a Napoli (il 35% era l’obiettivo normativo da raggiungere nel 2006), oppure il 3,60 su 10 che Venezia raggiunge nell’indice dedicato al suolo consumato (era a 3,90/10 lo scorso anno), così come il fatto che a Bari quasi il 50% dell’acqua potabile immessa in rete va sprecata (il 49%, era il 48,8% lo scorso anno).

Dati alla mano, e  sicuramente non solo per la Capitale, la strada per ottenere ‘performance ambientali’ degne di nota è ancora tutta in salita. Ma pensare ad un futuro, sempre più sostenibile e in linea con il benessere dei cittadini,  si può e si deve fare.

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