Inquinamento ambientale continuato. Con questa accusa sono stati denunciati nella zona della Pisana, i titolari di due officine meccaniche, sequestrate nell’immediato e al termine di un’intensa attività investigativa,dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro.
I titolari delle due officine infatti, erano ‘soliti’ sversare in maniera continuativa e soprattutto illegale, oli sintetici esausti nei pozzetti di raccolta delle acque del terreno circostante l’officina. Scontato quindi il conseguente, deleterio, inquinamento delle acque, del suolo e del sottosuolo adiacente. A questo va aggiunta l’attività di smaltimento illecita (previa rottura e decomposizione), di lastre di eternit, le cui polveri sottili – come si è evinto ormai da tempo- rappresentano un altissimo pericolo per la salute dei lavoratori ma anche dei cittadini residenti nelle zone limitrofe.
Si perché se l’amianto o asbesto compatto non rappresenta nessun pericolo, quello usurato o friabile libera nell’aria pericolose micro particelle facilmente inalabili. La respirazione delle fibre di amianto può causare, anche dopo quarant’anni’ dalla sua esposizione, due gravi patologie: il mesotelioma (cancro alla pleura) e l’asbestosi (cicatrizzazione dei tessuti dei polmoni) ma anche tumori della laringe e delle ovaie.
Ma tornando all’intensa attività dei militari che si allinea ai precedenti controlli finalizzati alla verifica delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19, insieme agli ispettori del lavoro e dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Roma, l’indagine ha portato al sequestro preventivo (emesso dal Tribunale di Roma su richiesta della Procura) dell’area utilizzata ad officina meccanica. Deferiti come detto i due titolari per inquinamento ambientale continuato. Gli illeciti perpetrati dai due infatti, sono risultati fonte di inquinamento non solo delle falde acquifere ma anche dei terreni, con compromissione irreversibile dell’ambiente.