L’ORTO DI GIULIA: ESPROPRIO INDEBITO O AZIENDA AGRICOLA CHE NON C’E’?

Orto di Giulia
Orto di Giulia: azienda agricola o fake news. La denuncia di una residente.

Da giorni, nel IX Municipio, non si fa che dibattere su un tema che diventa sempre più ‘caldo’: l’esproprio dell’Orto di Giulia.  Ci troviamo nella zona della Cecchignola, all’interno del Raccordo Anulare, a ridosso dell’Eur e, attraverso video, articoli e post sui social la ‘tenutaria’ di questo terreno, Giulia Marrocchini denuncia l’esproprio – a suo dire indebito – da parte del Consorzio Colle delle Gensole che, insieme al Consorzio Cecchignola Ovest stanno realizzando un progetto di riqualificazione urbana denominato: Colle Ardeatino.

Un intervento nato per fondere due comprensori urbanistici sotto un’unica visione. Un progetto, stando alle tante dichiarazioni rilasciate alla stampa da parte dei rappresentanti dei due consorzi, approvato attraverso la procedura dall’accordo di programma stipulato tra Comune e Regione. Un programma che mira al riconoscimento e soprattutto all’attuazione della Pubblica Utilità degli interventi che si andranno a realizzare.

Interpellato il rappresentante del Consorzio delle Gensole e, con documenti alla mano, ha invece dichiarato che:

  • Non saranno realizzate solo palazzine, ma dei totali 24 ettari, di cui ben 17, sono “destinati a opere pubbliche, finanziate da privati e successivamente cedute all’amministrazione comunale;
  •  Che dei circa 7 ettari riservati alla edificazione privata, oltre il 60% rimarrà a verde privato a servizio degli edifici, riducendo così l’impatto edificatorio edilizio privato al 16/17% dell’intero comprensorio;
  • Che oltre ai palazzi, i due interventi urbanistici Colle delle Gensole e Cecchignola Ovest prevedono la realizzazione di: sette scuole tra asili nido, per l’infanzia ed elementari; un parco pubblico oltre a strade, parcheggi e luoghi di culto e spazi dedicati alla socializzazione.

Ma nonostante questo le polemiche divampano, insieme alle accuse di un esproprio ‘indebito’ contro il Consorzio che non si fermano.  Analizzando a fondo questa vicenda,  ci siamo resi conto di paradossali inesattezze. Inesattezze che ci sono state svelate da chi, sui quei terreni, ci vive da anni.  

Ci è arrivato infatti un video da parte di Silvana Cecconi, che come Giulia Marocchini quelle terre le conosce, le preserva e un tempo le coltivava insieme alla sua famiglia. Silvana infatti in qualità di cugina del padre di Giulia, il signor Pietro Marrocchini, conosce la storia di questo terreno, abitando anch’essa nello stesso comprensorio e che sembra avere una visione diversa delle situazione.  Pertanto per capire davvero, cosa stia avvenendo nel territorio del IX Municipio, l’abbiamo contattata cercando capire meglio la situazione.

Silvana può dirmi se, davvero, la casa in cui dice di abitare da oltre 100 anni Giulia Marocchini, è stata realmente costruita prima che il terreno divenisse oggetto di trasformazione urbana con il piano regolatore, adottato nel 1962 e approvato del 1965?

Non credo proprio visto che, le edificazioni sono partite solo nel mese di giugno del 1967. Tornando indietro con il tempo, la casa di nonno Pietro Marrocchini senior, cade sul lotto di Marrocchini Margherita, mia madre. A quel punto il padre di Pietro Marrocchini, Italo Marrocchini si costruisce una casa sul suo lotto. Ripeto parliamo del mese di giugno del 1967 e, una licenza edilizia, non era possibile ottenerla visto che il terreno dove stavano costruendo era di categoria E1 (edilizia convenzionata) dove è obbligatorio fare un unico piano di sviluppo. In poche parole non si poteva costruire individualmente.

Mi scusi, ma allora la famiglia della signora Giulia Marrocchini era a conoscenza del fatto che le aree erano e/o sarebbero state oggetto di trasformazione urbana?  Perché allora non hanno chiesto un permesso e costruito la casa rimanendo nelle regole vista la destinazione edificatoria del terreno?

Perché di fatto non avrebbe mai potuto ottenere una licenza edilizia. La si sarebbe potuta ottenere solo con un piano completo, quando cioè, tutti i proprietari si fossero consorziati. Non si poteva di fatto costruire una casa individuale come invece è stato fatto. Poi solo nel 1986 – con la grande sanatoria edilizia- la loro situazione è stata regolarizzata. Noi stessi, la mia famiglia ed io, abbiamo operato un abuso perché abbiamo ampliato la vecchia casa rurale di nonno Pietro senior, che poi abbiamo regolarmente sanato.

Giulia Marrocchini, sostenuta a gran voce anche da alcuni consiglieri comunali dichiara che l’ Orto di Giulia, è un’azienda agricola che, se non sbaglio dovrebbe prevedere, un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla selvicoltura e nel caso anche all’allevamento di animali e attività connesse. Inoltre, mi corregga se sbaglio, affinchè si possa parlare validamente di coltivazione è necessario che ci sia un’attività umana definibile come attività di produzione di beni (non è sufficiente infatti la sola attività che si limita a raccogliere i frutti). L’Orto di Giulia comprende tutto questo?

Di fatto la signora Giulia opera in un’area di neanche 7.000 metri di cui, a colpo d’occhio, 1.500/2.000 metri sono destinati all’ olivocoltura.  A quel punto parliamo di una coltivazione di circa 5.000 metri quadrati. In poche parole un orto che puoi mantenere per hobby non certo in qualità di azienda agricola. Un’azienda agricola necessita di parecchie ‘sofisticazioni’. Anche in virtù del reddito che ti genera.  Da quello che so l’orto in questione può a malapena soddisfare le esigenze di qualche famiglia per un tempo di 15 giorni. Ho sentito anche dire di un’eventuale coltivazione di carote. Ma la vedo difficile visto che il nostro terreno non si presta assolutamente a tale coltivazione.”

Insomma mi sembra di capire che ci siano parecchie discordanze su quanto detto e quanto in realtà invece sia la situazione. Di certo questo creerà l’ennesimo ‘stallo’ ad un progetto che vede la realizzazione di opere pubbliche a beneficio di un’intera comunità.

Guardi il Consorzio ci ha fatto vedere, sia  a noi che alla signora Giulia Marrocchini, tutto il piano di progettazione. Piano che esalta il rispetto del territorio in concomitanza alle nuove costruzioni che saranno circondate da un vasto e attrezzato parco verde. In questi giorni non fanno che ribadire il concetto di ‘speculazione edilizia’ ma sono dichiarazioni erronee e molto distanti dalla realtà. Oltre a sapere la destinazione urbanistica delle loro proprietà. Chi si fa prendere dal sentimentalismo, non comprende che invece da parte di molti c’è un grande interesse verso questo progetto che porterà nuove infrastrutture che servono a tutti coloro che risiedono in questa zona, anche al commercio che ne beneficerebbe. Le polemiche sterili di questi giorni vanno a ledere l’interesse di un’intera zona che comprende anche i tanto citati 24 ettari dove anche io vivo e che so non saranno usurpati da un’edilizia feroce ma verranno riqualificato da un progetto urbano che mira ad opere di pubblica utilità. Io ho ceduto le mie aree al consorzio perché penso, come molti altri, che il progresso debba andare avanti per facilitare la vita di tutti noi residenti.”

Zona9 informa:

Dopo l’uscita del nostro articolo, a firma del nostro redattore Gab Marini sull’Orto di Giulia, ci è arrivata la replica della signora Giulia Marrocchini a cui abbiamo dato modo di replicare come è giusto che sia in questi casi. Stessa opportunità di replica è stata data al Consorzio Delle Gensole. Replica che segue quella della gentile signora Giulia Marrocchini.

Riceviamo e pubblichiamo, la replica di Giulia Marrochini

“In primo luogo è stata messa in dubbio la veridicità della mia azienda su mere supposizioni. Io ho una partita iva agricola, sono iscritta alla camera di commercio,  ho un trattore di proprietà e patentino per guidare mezzi agricoli, ho ottenuto il gasolio agricolo dall’uma. Il terreno dell’azienda è di 9000metri come da fascicolo aziendale. Le coltivazioni sono varie non ho mai detto che produco carote, quest’anno ho seminato anche le carote su richiesta dei miei clienti. Non ho nemmeno  affermato che guadagno soldi a palate bensì che fornisco 15/20 famiglie della zona (ho tanto di ricevute). In questo momento essendo a fine stagione sul campo si trova poco però per chi produce in modo naturale questo è normale. Le semplici impressioni e supposizioni della signora Silvana offendono una piccola imprenditrice che svolge il proprio lavoro con dignità e onestà. Ciò precisato l’esproprio non è legalmente lecito a prescindere dall’azienda, il terreno è di nostra proprietà e abbiamo il diritto di decidere come usarlo, se volessimo tenere le piante d’ulivo e l’orto per hobby come è stato insinuato ne avremmo avuto tutto il diritto. Il consorzio si è costituito nel 1992 utilizzando la legge 1150 del 42, come riportato  all’articolo 2 nell’atto di costituzione dello stesso (ndr : a validità di quanto detto il documento ci è stato inviato) che all’articolo 23 recita: “A costituire il consorzio basterà il concorso dei proprietari rappresentanti, in base all’imponibile catastale, i tre quarti del valore dell’intero comparto. I consorzi così costituiti conseguiranno la piena disponibilità  del comparto mediante l’espropriazione delle aree e costruzioni dei proprietari non aderenti.” I consorziati non avevano il 75%dell’imponibile catastale bensì annoveravano solamente il 35.95% quindi il consorzio non poteva costituirsi.  Questa è la falla a monte che ha portato poi a numerosi vizi procedurali per poter dare una parvenza legale alla manovra. Oggi ci troviamo con la firma del decreto d’esproprio definitivo a pubblica utilità scaduta. In quanto secondo la legge la pubblica utilità deriva dalla stipula dell’accordo di programma datato 9 marzo 2010 la validità è al massimo di 10 anni quindi scadeva il 9 marzo 2020 e il decreto è stato firmato il 10 dicembre 2020. Inoltre sul concetto di pubblica utilità si potrebbe discutere ampliamente perché qui stiamo parlando di edilizia privata, i servizi che vengono citati sono necessari a fronte delle nuove costruzioni non riqualificano certamente la zona che è una meravigliosa oasi verde all’interno del raccordo anulare dove tante persone vengono a passeggiare e a portare i bambini a giocare, non solo è abitata da numerose specie di flora e fauna, nel video della signora Silvana si sente anche la voce del fagiano, che rischiano di sparire a causa della città che avanza.  La signora Silvana afferma che noi vogliamo fermare il progresso ma si sbaglia noi vogliamo solo difendere ciò che è nostro e vorremmo provare a difendere l’agroromano che è un bene di tutti, a mio avviso la pubblica utilità nel 2021è tutelare questi spazi verdi e non gettare centinaia di metri cubi di cemento per case private che non verranno vendute. Concludo dicendo che noi non scendiamo a compromessi con i costruttori, non ci stiamo a vedere la nostra terra annientata per “il progresso”, saremo sentimentali ma non ci scordiamo della fatica, sudore e sangue che chi è venuto prima di noi ha versato qui e questo ha un valore inestimabile.
Il mio sogno è quello di coltivare la mia terra con passione (come ho sempre fatto per me) e far apprezzare i suoi frutti a chi è interessato magari riuscendo a fornire più famiglie di quelle che comprano oggi, è un sogno così utopistico? Nella Roma del cemento sembra si.”

Replica del Consorzio Colle delle Gensole:

“La signora Giulia solleva un tema molto importante: cosa si intende per vivere urbano. Interpretare il concetto di verde, valutare i servizi, promuovere la socialità e il benessere collettivo. Temi importanti di riflessione. La nostra visione si differisce da quella della signora Giulia non nei concetti, ma nella loro interpretazione profonda.

Non siamo contrari  alla proprietà del singolo ma riteniamo che la sua libertà termini dove inizia il diritto della collettività. Nel caso sollevato dalla signora Giulia, la sua libertà di ritenere di salvaguardare il verde avviando una piccola azienda agricola, è lodevole nelle intenzioni. Si tratterebbe comunque di un utilizzo privato, ovviamente non accessibile e altrettanto protetto.

C’è anche da dire che sulla sua tenuta agricola e terreni che sta da poco coltivando, ci sono delle inesattezze, tra cui il fatto che le aree non sono tutte di proprietà della signora Marrocchini ma di terzi, di un’altra parente.

Detto questo diamo ampio valore alla libertà del singolo -bene supremo da rispettare e proteggere-  termina però là dove inizia il diritto degli altri, in questo caso della collettività. Il progetto che si sta realizzando ha una visione globale, a livello di quadrante di città, che supera gli stretti confini dei perimetri urbanistici.

Inoltre, ribadiamo nuovamente, che la validità della costituzione del Consorzio, è già stata affrontata e risolta con sentenza emessa dal TAR, che ne ha sancito la validità e correttezza urbanistica. Altra cosa, le opere pubbliche verranno fatte: sette scuole, un luogo di culto (una chiesa) oltre servizi ed aree verdi.

Per limitarci al solo tema del verde, basti pensare che da questa visione ne è scaturito un parco urbano, che fungerà da raccordo tra il Parco dell’Appia Antica e il parco del Castello della Cecchignola tra loro connessi dal Fosso della Cecchignola, fino a formare un cuneo verde attrezzato e percorribile anche con vie ciclabili, che spingendosi fino alla fermata della metro Laurentina, unirà -non più solo idealmente- l’agro con la città.

Questa è l’idea di sviluppo suggeritaci dai progetti urbanistici comunali che abbiamo condiviso e stiamo realizzando e che ci farebbe piacere fosse condivisa dalla cittadinanza tutta”

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