“DISORIENTAMENTO” DA COVID-19


Covid. Una parola che abbiamo imparato a conoscere e che, ora, oltra a creare timori e paura, è indice di ansia per molti. Ragazzi di ogni età si ritrovano disorientati e non solo per le ‘novità’ che hanno vissuto sia nel 2020 che ora nel 2021.

A cominciare da sua maestà la D.A.D. (didattica sa distanza), croce e delizia non solo per gli studenti ma anche per gli stessi insegnanti e, ovviamente, le famiglie.

Poi, per sfuggire a tutto questo, signori e signore di ogni età, li abbiamo visti improvvisarsi atleti professionisti pur di proseguire con le attività all’aria aperta;. Mamme e donne che non conoscono altri ritmi che colazione-pranzo-cena ripetuti all’infinito in un incessante reframe quotidiano che porta all’esaurimento.

Manager che non riescono a diventare digitali – forse è un bene per la salute di chi è iper – connesso e che continua a recarsi nel loro feudo, l’ufficio, la stanza del (loro) vecchio potere.

E per chi lavora da remoto, lo smart working intensive significa alla fine iperattività tra le mura amiche (amiche?) della propria casa, fra stress e distrazioni da scegliere a go-go, per giornate che non hanno mai termine. Si chiama always-on , sempre connessi senza staccare mai.

Sono tante le deviazioni che questo approccio mal governato alla pandemia lunga e sfiancante di questo biennio ha prodotto in molti di noi. Soprattutto italiani, però.

A Parigi dicono “non chiuderemo mai le scuole, il loro alto valore sociale è più importante di ogni pandemia possibile”; a Tubinga, sud della Germania, ti fai un tampone rapido ed entri al cinema e al teatro.

Ancora ricordo quando mi recavo all’estero e passeggiando per le vie di qualche capitale nordica, dopo le ore 16.00 era difficile trovare qualche vetrina ancora aperta: la giornata lavorativa era terminata per tutti loro, altrochè shopping compulsivo post ufficio!  Mi chiedevo…sbagliano loro a tornare così presto alla vita sociale? O sbagliamo noi che la nostra la releghiamo a quattro telefonate in serie mentre guidiamo l’auto, di rientro a casa?

Lo ha detto a chiare lettere il coordinamento dei dipartimenti di salute mentale italiani: «la grave emergenza psichiatrica e psicologica, a oltre un anno dalla pandemia, deve essere affrontata e non può più essere rinviata».

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