Roma: da città millenaria a Smart City

La Capitale guarda avanti per evolversi -da città millenaria con un background storico di tutto rispetto- a Smart City. Un occhio alla storia senza tralasciare il futuro. Un futuro che mira a voler sviluppare quartieri che rispettino, sempre di più, criteri fondamentali come ad esempio la sostenibilità.

Definiti eco-distretti questi “esperimenti urbani” stanno nascendo in diversi contesti cittadini, tra cui il IX Municipio, nel quadrante romano della Cecchignola Ovest. Una vasta area che comprende 295.231 metri quadri, di cui circa il 70% della superficie (grazie a un progetto privato di riqualificazione che andrà a migliorare la mobilità pubblica e privata), sarà destinato a servizi di quartiere dove si darà ampio spazio e importanza al verde. Senza dimenticarsi però di preservare i resti archeologici che, più di una volta, sono venuti alla luce durante la campagna di scavi, per cui sono state adottate tutte le procedure per mantenerne l’integrità. Un “modus operandi” che tempo fa aveva incuriosito venticinque allievi del Master di Ingegneria Civile dell’ Università di Castilla- La Mancha, venuti a Roma da Ciudad Real per conoscere ‘da vicino’ le politiche urbane della Capitale.

Perché, come dicevamo prima, guardando al futuro ma con un occhio attento alla storia del nostro territorio, il progetto di riqualificazione dell’area per il comprensorio Cecchignola Ovest, ha tenuto conto dell’impatto significativo tra i lavori d’infrastrutturazione e le misure messe in atto per la conservazione dei reperti rinvenuti a ridosso della zona. In passato infatti l’area veniva identificata con il nome di Cicomola che adesso altri non è che l’odierna Tor Pagnotta. Fino ai primi del ‘900 questa vasta area è appartenuta prima ai Capizucchi e subito dopo ai Torlonia. Nel quartiere, consorzio “Fonte Meravigliosa” è ancora possibile ammirare l’antica e altissima Torre della Cecchignola con annesso il casale fortificato che fu innalzata dai Torlonia per sollevare l’acqua di una sorgente, in modo di poterla poi distribuire all’interno della tenuta. Ad oggi, la stessa sorgente, alimenta il laghetto artificiale dell’Eur.

Un eco-distretto sicuramente in evoluzione ma che per ‘evolversi’ in quartiere smart avrà bisogno certamente di un approvvigionamento energetico “on site” che dovrà andare di pari passo alla domanda finale dei suoi utenti/residenti.

Ma quali requisiti richiede una domanda di energia in un quartiere che riguarda anche l’andamento degli edifici e perché no, dei trasporti?

Di certo deve andare a coprire le funzioni metaboliche degli utenti, le condizioni di salute e comfort e le attività. Le funzioni degli edifici come: riscaldamento/raffrescamento, ventilazione, luce e apparecchiature. Parlando di mobilità invece è necessario considerare l’annuale consumo di energia per il trasporto giornaliero, espresso in kWh/viaggio/persona che rappresenta l’energia media per viaggiare sia all’interno che all’esterno del quartiere.

Ovviamente la strada da percorrere in questo senso è lunga. Il termine distretto energetico ad impatto zero infatti è in evoluzione e molte volte si scontra con la conosciuta lentezza burocratica che da sempre ‘aleggia’ nella Capitale. Tuttavia dando maggiore attenzione alla tutela ambientale, alla trasformazione digitale unita ad una buona organizzazione amministrativa, diventare una smart city non è poi così utopico.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articolo Precedente

Economia Circolare: Italia fra i paesi più virtuosi

Articolo Successivo

Monopattino da gioco per bambini a “sostenitore” dell’ecosostenibilità

Articoli Correlati
Total
0
Condividi