Amianto in Italia: ancora presente nel 4% delle scuole

La parola amianto in Italia (e non solo) è ancora motivo di preoccupazione. E’ recente infatti la segnalazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che ha sottolineato l’allarmante situazione. Non a caso, lo scorso 13 dicembre, il relatore M.A. Orellana delle Nazioni Unite esponendo la sua relazione riguardo la sua recente visita ai siti contaminati italiani ha affermato: “Ogni persona ha diritto di vivere in un ambiente sano e privo di sostanze e rifiuti tossici e che il Governo italiano dovrebbe intensificare gli sforzi per rimediare agli impatti negativi che questi rifiuti determinano.”

Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) nel 2021, alla ripresa dell’anno scolastico, risulta che ci sono ancora il 4,3% degli edifici scolastici con presenza di amianto, quindi nella misura di 2.292 scuole, con esposizione di 356mila studenti, ai quali si aggiungono 50.000 tra docenti e personale scolastico. Il dato è stato certificato anche all’interno del rapporto “Ecosistema Scuola“ di Legambiente.

Il rischio negli istituti va oltre l’utilizzo delle onduline o altri materiali edili con dispersione esterna costituiti da amianto, in quanto, in molti casi, i materiali utilizzati sono interni, e quindi con una contaminazione dei luoghi in cui si svolge l’attività didattica. Sotto il profilo epidemiologico, rispetto ai 91 casi di mesotelioma segnalati e riportati anche dal registro (fino al 2014-2015), l’Ona ha ricevuto altre segnalazioni che portano, nel 2021, il numero dei casi a 130 e, aggiungendo i tumori del polmone e le altre neoplasie, si arriva a circa 500. L’associazione già dal 2012, ha attivato il censimento della presenza di amianto nelle scuole italiane attraverso lo strumento “segnala amianto”

L’amianto è un agente cancerogeno altamente pericoloso utilizzato in tutto il mondo nell’edilizia e in altri materiali in molti settori della vita quotidiana e un gran numero di gruppi diversi è a rischio di esposizione all’amianto, tra cui i lavoratori nel settore dell’edilizia e delle ristrutturazioni, dell’estrazione mineraria, della gestione dei rifiuti, i vigili del fuoco, nonché i proprietari e i locatari di immobili. Inoltre gli effetti più nocivi per la salute dovuti alle fibre di amianto inalate e alle malattie legate all’amianto possono richiedere fino a quaranta anni prima di manifestarsi.

Per questo la recente direttiva della Commissione Europea (1° ottobre 2021) chiede ad ogni Stato membro una valutazione che stimi le quantità e i tipi predominanti di materiali contenenti amianto da rimuovere da edifici e infrastrutture. In particolare, si richiede una tabella di marcia per la rimozione dell’amianto, che attribuisca priorità a determinati immobili – quali scuole, strutture sanitarie, palestre e/o alloggi sociali – e preveda traguardi intermedi e valutazioni periodiche dei progressi compiuti almeno ogni 5 anni.

Nell’Unione europea “l’amianto causa tra 30.000 e 90.000 decessi all’anno e le forme di tumori professionali più comuni “sono i tumori ai polmoni, che rappresentano tra il 54% e il 75% dei tumori professionali”. Inoltre l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC) “ha riconosciuto che l’amianto è una sostanza cancerogena certa (gruppo 1) responsabile di asbestosi, tumori polmonari e del mesotelioma, nonché di tumori della laringe e delle ovaie”.

Ma l’amianto miete vittime in ogni parte del mondo. Vittime che ogni tanto – purtroppo non sempre – riescono ad avere giustizia. Ha fatto scalpore a dicembre, negli USA, la sentenza da 10 milioni di dollari di risarcimento per danno da amianto a favore del signor Kraemer, il settantanovenne di East Wenatchee che soffre di mesotelioma, un cancro causato dall’esposizione all’amianto. Un verdetto insolito perchè l’esposizione di Kraemer era avvenuta ben ottant’anni fa, quando suo padre portò a casa la polvere cancerosa sui suoi vestiti dal lavoro in un cantiere navale di Puget Sound.

Fonti: Legambiente, AIEA Onlus, ONA, Sportello Amianto Nazionale

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